top of page

Un aereo dedicato a Pancalli, a chi il Paralimpismo lo porta sempre più in alto.


Di Katia Arrighi


Ci sono persone che più di altre compaiono in questo mondo per lasciarvi un segno indelebile e permettere ad altre persone di vedere come le strade possano essere tracciate verso la creazione di un mondo sempre più evoluto e più equo.


L'equità della vita consiste in una creazione perfetta di un equilibrio e stabilità e la si può raggiungere sono nel rispetto di chi ogni giorno incontriamo sulla nostra strada.


Non di raro, purtroppo, elaboriamo pensieri non di accoglienza e umanità ma, dinanzi a ciò che la nostra mente non recepisce come esteticamente o moralmente perfetto, ci irrigidiamo e manifestiamo sentimenti contrastanti fra cui il timore. Abbiamo timore di chi ha tratti somatici differenti dai nostri, di chi crede in divinità differenti dalle nostre, abbiamo timore anche del solo pensiero altrui discordante dal nostro. Il timore nasce da una insicurezza interna che ognuno di noi trascina dentro di sé per fatti personali della vita e la ricerca dell'equilibrio dovrebbe comportare l'accettazione di tutto ciò che è difforme dall'idea che abbiamo di perfezione e verità.


Il concetto di verità è un concetto artefatto e illogico: la verità di ognuno di noi è così soggettiva da far apparire quasi banali le discussioni per imporla sugli altri.


Nel corso dei secoli gli esempi storici di emarginazione nei confronti di chi porta sul corpo le cicatrici di malattie o traumi sono stati tantissimi. Intere popolazioni, si narra, uccidevano fin da piccoli i figli non perfetti e, senza andare tanto indietro nel tempo, riguardo al timore verso chi non rappresenta l’ideale estetico, anche la nostra epoca, ritenuta da molti evoluta, non rappresenta certo un perfetto esempio di perfezione.


Ricordo la cattiveria che noi bambini avevamo negli anni 70/80 del secolo scorso verso i nostri compagni disabili, ed è un fatto innegabile, seppur nascosto dalle nebbie del tempo, che lasciano solo trasparire ciò che vogliamo traspaia.


In quegli anni praticare sport per un ragazzo disabile era pressoché utopistico: ricordo l’immagine del mio compagno disabile lasciato in classe con i bidelli ed esentato da ciò che un tempo si chiamava “ginnastica“, perché non ritenuto idoneo a comprendere quando poter lanciare una palla o come saltare un ostacolo.


È stato cosi per anni e per anni si è ritenuto impossibile fare praticare sport seriamente ad un disabile ma, ad un certo punto, è comparso nel panorama sociale italiano un uomo, un condottiero che ha cambiato la prospettiva con la quale si possono vedere le cose.


Io, e non solo io se ci pensiamo bene, ricordo di ragazzi con menomazioni fisiche costretti quasi a nascondersi per paura del giudizio altrui: ora vincono medaglie mostrando al mondo il proprio corpo senza più nascondersi.


Se è accaduto tutto questo in un arco temporale di circa 30 anni lo si deve a chi ha creduto possibile cambiare il mondo e ha portato un piccolo movimento di persone disabili ad essere ciò che ora è il Comitato Italiano Paralimpico.


La storia è piena di esempi di antichi condottieri che con il loro coraggio e il loro ardimento hanno cambiato le pieghe della storia stessa permettendo ciò che prima era ritenuto impossibile e il condottiero soggetto di questa breve novella ha un nome e un cognome: Luca Pancalli.





Chiunque conosca la storia del movimento paralimpico italiano sa che non ha agito da solo, ma si è circondato di compagni di avventura, come si confà a un grande condottiero. Lui, però, è il volto e il sorriso di chi dice “ragazzi, ragazze, potete farcela” e che ha preso per mano come un papà, se non piace la figura retorica del condottiero, centinaia di ragazzi e ragazze che ora non si vergognano più di mostrare le proprie cicatrici mietendo successi incredibili.


Al culmine della sua apoteosi di mentore per molti di loro, pochi giorni fa a Roma, ITA Airway ha dichiarato di volergli dedicare un aereo della propria flotta e lui, con la modestia che lo

contraddistingue ha dichiarato: “Grazie, ne sono orgoglioso. Come ex atleta paralimpico e come italiano, vi dico grazie per questa opportunità. Ma vorrei che fossi il primo di tanti altri atleti paralimpici ad avere un aereo intitolato. Ci sono tanti altri ragazzi e ragazze che stanno rendendo orgoglioso questo Paese. Vedendo gli aerei di ITA colorati d’azzurro mi vengono alla mente ricordi di atleta che nella propria vita sportiva trasporta i propri sogni, ma anche le proprie delusioni, sempre accompagnato da un volo aereo. L’aereo è compagno di vita di tanti atleti”.


Non ha parlato di sé, ma dei suoi ragazzi e delle sue ragazze, come spesso fa.


Una scena fra le più belle che ho visto negli ultimi mesi lo ritrae sorridente e concentrato mentre gioca a tennis tavolo con due ragazzi giovanissimi.


Mentre osservavo in silenzio la scena guardavo gli occhi dei ragazzi concentrati a vincere ma emozionati di essere davanti a lui, quasi intimiditi o intimoriti, perché lui emana autorevolezza non solo per il ruolo che ricopre, ma per ciò che con determinazione ottiene lavorando giorno dopo giorno.


Un tempo agli eroi e ai condottieri si dedicavano vie, anfiteatri, luoghi di culto; oggi si dedicano anche aerei e a questo condottiero è riconosciuta ovunque, da nord a sud, isole comprese, una autorevolezza che pochi altri hanno.


In ogni luogo d'Italia in cui vado e con ogni persona con cui parlo la frase che mi viene ripetuta è sempre la stessa: “sei consigliere nazionale del Cip? Veramente? Ah certo che Luca Pancalli è proprio bravo


Tutti, e sottolineo tutti, gli riconoscono i meriti per ciò che ha fatto, per ciò che rappresenta e per ciò che ha reso possibile. Io spesso sorrido pensando a lui come a un grande re del passato, che ha conquistato terre che sembravano inconquistabili. In questo caso non ha conquistato terre, ma addirittura i cieli.


bottom of page