Parigi : giorno 4
Bonjour e bon dimanche.
Domenica finalmente dedicata al basket.
Trasferimento a Lille con il treno delle 6.20 per evitare inconvenienti, visto che per colpa di quei personaggi che hanno fatto saltare le linee ferroviarie, i treni vanno si e vanno no. Infatti, 50 minuti di ritardo, costretti a viaggiare sulle linee della bassa velocità.
Carrozze piene di portoricani, pronti a tifare per la nazionale con cui abbiamo perso condannandoci alla semifinale con la Lituania e alla conseguente eliminazione.
Avvistati anche alcuni italiani che ci credevano, ma quelli più entusiasti sono quelli dell’SSD.
Il Sud Sudan, una nazionale che fino al 2012 non esisteva, alla prima Olimpiade conquistata come prima squadra del ranking africano e con alcuni giocatori che giocano in NBA ed altri reclutati dai college NCAA.
Il palazzetto di Lille è un gioiello. Da fuori sembra il Palalido, ma è grande almeno 4 volte tanto. I palazzetti italiani li ho girati tutti, dentro forse assomiglia al Mandela Forum.
Ma è l’atmosfera che conta, Piano piano inizia a riempirsi di un fiume di gente proveniente da ogni dove, ovviamente moltissimi francesi ma anche Serbi,cinesi e spagnoli, già pronti per la gara femminile successiva e per il big match USA-Serbia con l’esordio del Dream Team.
Dopo 34 anni di eventi di alto livello, le Olimpiadi sono l’unica competizione che mi manca da statisticare, ma come ha detto Arianna Errigo dopo la sconfitta, non è una medaglia d’oro in più che ti rende una persona migliore.
Certo è che se ci fosse stata Roma2024, al tavolo alla finale Olimpica ci saremmo stati al 99% io, lo Zanda, al secolo Paolo Zandalini, e qualche altro compagno d’avventura, con cui iniziai la sequenza di oltre 230 partite al seguito della nazionale maggiore maschile e femminile negli anni 90, a partire dal torneo Gianatti di Bormio con il mitico Diego Pini e l’amico Ciccio, che ora sono a mangiare pizzoccheri lassù nel paradiso dei canestri, fino a disputare numerosi Mondiali, Europei e, le già citate Olimpiadi dei Piccoli Stati, senza dimenticare il Preolimpico. Quindi un po’ le scatole son girate.
Da buon presidente di @aiasp e statistico FIBA non son abituato a seguire una partita e basta, altrimenti mi annoio, ma seguo il play by play per verificare il lavoro dei colleghi che, meno male, inseriscono correttamente tutti gli assist.
Perché ho citato il Torneo Gianatti ? Perché a quel torneo ci partecipavano nazionali in ritiro a Bormio proprio in preparazione alle Olimpiadi, dalla Turchia di Turkoglu fino all’Italia di Tanjevic e Recalcati, argento ad Atene, ma l’organizzazione era molto casalinga. Cassettine e CD con gli inni nazionali, speaker che non conosceva i nomi dei giocatori (ancora in Lituania si ricordano la mia presentazione di Maciuskas), effetti speciali inesistenti. Quindi è capitato qualche volta di fare partire la traccia sbagliata o di interrompere gli inni prima che siano finiti, come con la Turchia che ce lo fece ripetere tre volte, con sguardi inferociti.
Quindi ti aspetti che alle Olimpiadi sia tutto preciso. Ma la perfezione non esiste. Inno Portorico, tutti in piedi a cantarlo. Parte una musica, giocatori con la mano sul cuore, dopo 40/50 secondi l’inno si interrompe. Imbarazzo generale, fischi dalla tribuna. Era l’inno del Sudan e NON del Sud Sudan!
È parso però che non lo sapessero nemmeno i giocatori, d’altronde chi di loro effettivamente gioca in sud Sudan. Comunque, dopo due minuti di ricerca (su YouTube o spotify?), parte l’inno giusto , tutti ad applaudirlo e la partita può iniziare dopo tre minuti di Mapping (le grafiche animate sul parquet), che non sono una novità ma le avevamo già portate in Fiera Rimini ad Rnb 2015, quando il mio amico Tolomei gli eventi li organizzava bene.
Punteggio alto, difese deboli, molta fisicità e atletismo. Con i nostri italiani avremmo fatto veramente fatica, con entrambe.
Nell’halftime show appare l’emulo dei Da Move, da solo, che fa girare le palle, stavolta non in senso figurato, ma le fa girare veramente sul naso, testa, ginocchio e su di un ombrello, due o tre alla volta.
Ecco, forse i Da Move sarebbero stati più divertenti e coinvolgenti dell’ultima cena (scusate, del banchetto degli dei), per il popolo sportivo di tutto il mondo.
La partita termina con la vittoria del forte SSD, una squadra che se non peccherà di esperienza potrà arrivare molto avanti nel torneo olimpico.
Al di fuori, supporters di SSD e Portoricani festeggiano insieme e coinvolgono tutti con la loro simpatia.
Dopo la gara, in attesa del treno del ritorno, un passaggio alla Fan Zone allestita in Piazza Grande.
Gonfiabili, arrampicate, gara delle schiacciate, per la gioia di grandi e piccini.
Da segnalare la comitiva con le divise del Dream Team della Ex Jugoslavia, Divac, Kukoc e compagnia.
Chissà come sarebbe stato ora il team se ancora Serbia, Croazia , Montenegro, Bosnia e Slovenia giocassero unite ? Bastano due nomi.. Doncic, Jokic… e ?
Baci da Lille. A domani.
Guido Corti - Corrispondente da Parigi per Oinp